Fu soprannominato Anacleto Quinto, e il motivo è dovuto al fatto che la sua presidenza fu contrassegnata proprio da una serie di piazzamenti al quinto posto che non entusiasmavano una tifoseria sempre troppo ambiziosa.
Eppure, l'imprenditore di Amatrice ce la mise tutta per portare la Roma in alto.
Portò nella capitale grandissimi campioni, non badò a spese per rinforzare la squadra, ma sempre con scarsi risultati, a parte quella Coppa delle Fiere vinta nel 1960-61, che rimase per oltre 60 anni l'unico trionfo europeo centrato dalla Roma nella sua storia.
Uomo dotato di grande bonomia, aveva anche buone capacità manageriali.
E' vero che non lesinò spese, per rinforzare la Roma, ma sempre nei limiti di bilancio.
Tanto che quando Marini Dettina, allora suo vice, comprò Angelillo a 275 milioni, raddoppiando in un colpo solo il deficit di bilancio, decise di andarsene via.
Avrebbe meritato molto di più, ma rimane comunque il miglior presidente possibile, sino all'avvento di Dino Viola.