L'anima candida della Roma di Capello, uno dei giocatori più amati dalla tifoseria romanista.
Arriva nella capitale nell'estate del 1996, dopo essersi fatto notare nel Verona e nelle varie nazionali giovanili e diventa immediatamente un perno della squadra giallorossa, pur in una annata disastrosa nella quale l'anarchia tecnico tattica di Carlos Bianchi spinge la Roma quasi in serie B e dopo aver giocato anche in un ruolo nuovo per lui, quello di terzino.
Con Zeman, il suo lavoro, oscuro ma preziosissimo, viene valorizzato all'ennesima potenza. Corre tantissimo a sostenere tutti i compagni che si trovano in difficoltà, ma è anche pronto a partire verso l'area avversaria e a concludere l'azione con tiri precisi e potenti.
Quando il boemo viene allontanato, per fare spazio a Capello, lui non si scompone più di tanto e, nell'anno dello scudetto, diventa un punto di riferimento insostituibile, soprattutto a causa dell'infortunio di Emerson.
Riesce a raggiungere la Nazionale e ne diventa un titolare, risultando il miglior azzurro nel disastro coreano del 2002.
Nell'estate del 2004, nel corso di una amichevole, riporta un gravissimo infortunio che lo allontana dai campi per tutta la stagione e la sua mancanza si sente tantissimo.
Torna nel primo anno dell'era Spalletti e dimostra di aver ancora molto da dire, anche se al termine della stagione, per motivi mai chiariti, rifiuta le proposte di proseguire la sua avventura romana.

Nel 2015 entra a far parte della HALL OF FAME della Roma.