Tipico rappresentante della scuola piemontese.
Era stato ottimo giocatore col Casale (con cui aveva vinto lo scudetto) e aveva vestito più volte la maglia della Nazionale.
Attaccati gli scarpini al chiodo, aveva intrapreso la carriera di allenatore proprio col Casale, ispirandosi naturalmente al gioco ruvido che era il marchio di fabbrica della scuola da cui proveniva.
Il suo compito alla Roma, non fu semplicissimo, poichè l'arrivo degli argentini gli impose l'assemblaggio di un insieme che rappresentasse anche la realtà tecnica da cui provenivano Guaita, Scopelli e Stagnaro.
Quando l'amalgama sembrava raggiunto, arrivò l'incredibile fuga degli argentini, che lo costrinse a ricominciare daccapo il suo lavoro.
Ebbe molto coraggio nel lanciare il giovanissimo Di Benedetti e per poco non fu compensato con lo scudetto.
Lasciò la panchina giallorossa per arruolarsi in aviazione e morì nel 1942, colpito nel cielo di Malta.