Ennesimo romano de Roma a vestire la maglia giallorossa negli anni '30.
Aletta di non eccelsi mezzi tecnici, il suo gioco si caratterizza soprattutto per l'entusiasmo e la verve, anche se i piedi non sono fatati.
Viene scovato dagli osservatori giallorossi in una squadra minore della capitale, il Savoia, e dopo aver disputato alcune amichevoli nella stagione 1934-1935, immesso nella rosa di prima squadra dopo la fuga degli argentini, che lascia la Roma edizione 1935-36 praticamente senza terminali offensivi. Barbesino, alla disperata ricerca di soluzioni offensive in grado di supplire alla mancanza di Guaita e Scopelli, non guarda troppo per il sottile e non ha esitazioni nel dargli la possibilità di farsi valere, ma Trombetta dimostra di essere chiaramente inadeguato per una ribalta così importante.
L'impeto garibaldino che mette in ogni giocata, non può nascondere i limiti di tecnica e personalità, soprattutto in un momento in cui la tifoseria pone come pietra di paragone gli illustri fuggitivi. Alla fine dell'anno la dirigenza decide perciò di mandarlo all'Aquila, a raggiungere la folta colonia di ex romanisti e laziali che indossano la maglia degli abruzzesi.