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ANDRES ARMANDO STAGNARO
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Buenos Aires (Argentina), 19 - 11 - 1907 / ?
Esordio in serie A: 10 Settembre 1933, Brescia-Roma 1-0
Nazionale Argentina: 3 presenze e 1 rete
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STAGIONE
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SQUADRA
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SERIE
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PRESENZE
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GOL
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1931
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CACHARITA (ARG)
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A
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12
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2
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1932
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RACING CLUB (ARG)
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A
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-
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-
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1933
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ATLANTA (ARG)
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A
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1
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-
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1933-1934
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ROMA
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A
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25
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-
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1934-1935
|
ROMA
|
A
|
1
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-
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1935-1936
|
ROMA
|
A
|
-
|
-
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STAGIONE
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DATA
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COMPETIZIONE
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PARTITA
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GOL
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1934-1935
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16 Settembre 1934
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Amichevole
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Cagliari
- Roma 2-3 |
1-3
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BIOGRAFIA
È protagonista, insieme a Guaita e Scopelli,
della famosa fuga che nella stagione 1935-36 costa lo scudetto alla
Roma, lasciandola praticamente monca all'attacco e senza possibilità di
ovviare ai buchi lasciati in organico.
È la colonna del Racing, quando Lombardo, che è stato incaricato da
Sacerdoti di trovare giocatori di assoluto valore in Argentina, gli
propone l'avventura italiana. La notizia che Stagnaro sta per essere
ceduto, provoca una vera e propria sommossa nella sua tifoseria e
Lombardo rischia addirittura il linciaggio.
Stagnaro è un centromediano di assoluto valore, forte tecnicamente e
nei contrasti e si è già messo in luce come uno dei migliori giocatori
dell'intero panorama argentino. Tanto che del trio, è indicato come
quello di maggior caratura.
Viene ufficialmente ingaggiato per la stagione 1933-1934 ma, insieme a
Guaita e Scopelli, partecipa già a Giugno 1933 ad alcune amichevoli di
fine stagione.
A Roma, però, le cose non vanno subito per il verso giusto.
Nel suo ruolo, infatti, si trova a dover battere la concorrenza di un
certo Fulvio Bernardini che, non solo nella famosa Canzone di
Testaccio, "dava scola all'argentini" e nel corso del primo anno non
riesce a far vedere il suo effettivo valore, se non a sprazzi. Quando
poi è riuscito a convincere un pò tutti, arriva un grave infortunio,
che gli fa perdere tutta la stagione 1934-35. Gradatamente si riprende
e comincia a far vedere che sta comprendendo il modo di giocare che si
usa dalle nostre parti, ma il disagio rimane e contribuisce a scavare
un solco tra lui e l'ambiente, dal quale probabilmente non si sente
compreso, soprattutto se fa riferimento al modo in cui sono accuditi i
suoi connazionali.
Dal punto di vista psicologico, perciò diventa il punto debole della
colonia argentina ed è proprio lui a spingere maggiormente per la fuga,
quando qualcuno, probabilmente su incarico di Vaccaro, Presidente della
Federazione e tifoso della Lazio, gli fa capire che sta per essere
inviato in Etiopia, dove si è in piena guerra, per l'espletamento del
servizio militare.