È uno dei primi ragazzi romani ad indossare entrambe le maglie cittadine.
Formatosi nella Lazio, in tre anni gioca appena due gare, anche perchè è giovanissimo, ma diventa amico molto stretto di Fulvio Bernardini al quale (racconta la leggenda) la sua sorellina più piccola affibia il soprannome "Fuffo", che diventerà poi un autentico marchio di fabbrica del grande Bernardini.
Pochi mesi dopo l'addio di Bernardini alla Lazio, anche lui lascia la squadra biancoceleste e nella stagione successiva passa alla Juventus Roma.
Quando si forma la Roma, passa è lo stesso Bernardini a chiamarlo in giallorosso e il suo sogno di riabbracciare l'amico si realizza nel 1929, ma anche in giallorosso ha pochissimo spazio.
Non ha particolari doti tecniche e la sua migliore caratteristica è l'entusiasmo.
Troppo poco, con tutta evidenza, in una società che già dagli albori si distingue per i grandi nomi. Lui non può certo competere con Ferraris IV, Bernardini o D'Aquino, solo per citare i titolari e ben presto si deve dedicare alle partite della seconda squadra, sperando che prima o poi scocchi anche il suo momento.
Che arriva nell'ottobre del 1929, quando viene chiamato sul campo di Valmaura a dimostrare di essere giocatore di livello.
Non ci riesce e deve perciò tornare ai margini della prima squadra.